LA CASTITA’ SECONDO PAOLO VI – IL CORAGGIO DI PAOLO VI

LA CASTITA’ SECONDO PAOLO VI – IL CORAGGIO DI PAOLO VI

di don Luigi Negri tratto da “Il Timone” n. 18 Marzo/Aprile 2002

25 luglio 1968: Paolo VI pubblica l’Humanae Vitae e riafferma la verità sulla regolazione delle nascite. L’intellighenzia laicista lo attacca e lo deride, molti ecclesiastici lo lasciano solo. Ma il Papa aveva ragione. Ecco perché.

Rileggere l’Humanae Vitae, la Lettera apostolica sulla regolazione della natività di papa Paolo VI, oggi, nell’esito estremo di quella mentalità laicistica, consumistica ed edonistica, che era di tatto il riferimento polemico dell’intero documento, acquista un valore significativo.

L’intervento del Papa, infatti, fu come un preciso grido di allarme nei confronti di un degrado della sensibilità cristiana ed umana che si è poi attuato in modo rigoroso ed è arrivato alle più devastanti conseguenze. Conseguenze che, per altro, tendono ad assumere il carattere della “normalità” ed autorizzano, pertanto, l’uso di quel termine che tante volte Giovanni Paolo il ha usato per definire la situazione etico-sociale del nostro tempo: è il termine “barbarie”. Quale era l’intendimento di Paolo VI all’atto della pubblicazione della Humanae Vitae? Era quello di riproporre in termini ampi il messaggio del cristianesimo sul matrimonio come vocazione ecclesiale che nasce nel mistero di Cristo e che si attua come esperienza di autentica umanità, insieme dolorosa e lieta.

Nel matrimonio cristiano non si può considerare accidentale la procreazione, né per altro si può considerarla come un progetto o un oggetto nei confronti del quale operare con qualsiasi mezzo per ridurne l’eventualità o addirittura per negarlo.

L’autentica realizzazione della vocazione matrimoniale esigeva di mettere al proprio centro la responsabilità della procreazione, nel rispetto rigoroso di quella procedura naturale in cui si è espressa la volontà del Creatore e che non può essere disponibile a nessuna manipolazione o tecnologizzazione.

Ad un mondo avviato a celebrare i fasti – o meglio – i nefasti dell’individualismo egoistico, dell’autogratificazione ad ogni costo, della sessualità che si andava praticando al di fuori di qualsiasi autentico impegno umano e cristiano per ridursi ad un meccanismo gratiticatorio, il Papa richiamava la grandezza e la umanità di un “altro mondo” che, comunque, per la fede e la carità dei cristiani entrava in questo mondo e si poneva come un avvenimento di piena umanità, conseguita certamente anche a prezzo di sacrifici e di fatiche.

L’uomo e la donna attuano nella famiglia il progetto di Dio su di loro, sulla Chiesa e sul mondo e collaborano in modo attivo e responsabile alla generazione di vite nuove secondo quella procedura che Dio ha iscritto nella struttura profonda della realtà, nel momento del suo atto creatore.

La natura, pertanto, non è un dato che possa essere esaurientemente analizzato dalla intelligenza scientifica e manipolato dalla capacità tecnologica dell’uomo; è un dato che porta nella vita il mistero stesso di Dio e deve, quindi, essere accolto ed obbedito.

Ma anche l’obbedienza alla legge di Dio non è un meccanismo (ed anche questo ricordò con estrema precisione Paolo VI): è un’obbedienza che mette in primo piano la responsabilità del padre e della madre che assumono in piena responsabilità il compito loro affidato da Dio.

È la legge della natura: che si è chiamati a vivere con responsabilità, quindi anche con il senso del proprio limite e la umiliazione del proprio peccato. Il peccato è sempre perdonato dalla Chiesa, ma l’errore non può mai avere il diritto della verità.

Questa posizione, per affermare la quale il Papa passò attraverso un lungo periodo di travaglio e di fatica, sembrò allora contestata dalla mentalità scientifica. Ci siamo accorti, in questi più di trent’anni, che si trattava in effetti di una mentalità presuntamente scientifica, agitata ideologicamente da una vera e propria tempesta mass-mediatica. Il Papa rimase solo di fronte al mondo laicistico che lo irrideva e rimase quasi solo anche nella Chiesa.

Agli uni ed agli altri sembrò che la posizione papale negasse i diritti della persona umana e della sua libertà, ma il Papa denunciava invece i limiti di un individualismo in cui l’uomo si pone come padrone di se stesso e della libertà e che tende a considerare l’altro anziché come partner per una responsabilità oggettiva, piuttosto come oggetto di una gratificazione istintiva ed ultimamente irresponsabile.

Dopo l’Humanae Vitae è venuta le legge sul divorzio e poi quella sull’aborto e poi la pratica delle manipolazioni biologiche e genetiche fino alle aberranti sperimentazioni sui feti e sugli embrioni giustificate come diritto alla ricerca scientifica e funzionali all’incremento delle condizioni di vita dell’uomo.

Così è diventato definitivamente chiaro che a tutto il vasto campo della manipolazione biologica si lega ormai indissolubilmente l’estrema espressione dell’antiteismo moderno e contemporaneo che vuole cancellare la presenza stessa di Dio all’origine del mistero del nascere e del mistero del morire: recuperando la vita umana semplicemente come oggetto di una propria assolutamente autonoma capacità di progettazione e di programmazione.

Molti settori ecclesiali ed ecclesiastici presero le distanze dal Papa, accusandolo di non comprendere le autentiche esigenze dell’uomo e del mondo moderno, e tentarono più di un accordo sul campo della morale sessuale per tenere aperta, come si diceva, una possibilità di dialogo.

In effetti sembra assolutamente chiaro, ora, che amassero di più il mondo che la verità stessa della fede e non fossero disposti a testimoniare al mondo quella novità di vita, anche dolorosa, che comunque è il desiderio profondo dell’uomo di ogni tempo, quindi anche di questo tempo.

La scienza attuale, quella seria, cioè quella che non accetta strumentalizzazioni ideologiche è andata recuperando in questi anni una sostanziale sintonia con le posizioni anche scientifiche implicate nella dichiarazione papale.

Ma il problema trent’anni fa come oggi è uno solo: è necessario annunziare al mondo Gesù Cristo, “Redentore dell’uomo e centro del cosmo e della storia”, e tale annunzio implica la testimonianza al mondo di un mondo nuovo, vivo, libero, capace di responsabilità profonda nei confronti di Dio e della realtà per un compito ampio e definitivo, in cui l’uomo e la donna si compiono integralmente nella loro umanità. Non c’è novità senza sacrificio: come tutti gli inviti cristiani l’Humanae Vitaechiedeva anche il sacrificio.

Ma l’Humanae Vitae ha tenuto aperta quella strada di verità autentica verso Dio e verso gli uomini che è stata percorsa ed è percorsa da tanti cristiani e da essi offerta agli uomini “come via, verità e vita”.

Consigli preziosi… e dimenticati

Sulla scorta del classico manuale “Teologia della perfezione cristiana”, di Antonio Royo Marin (Edizioni Paoline), ecco in sintesi alcuni rimedi contro la concupiscenza, oggi purtroppo dimenticati, ma che conservano tutta la loro efficacia e che tutti, specialmente i giovani fidanzati, potrebbero utilmente osservare, per vincere una battaglia che, a causa del peccato originale, durerà fino alla morte.

· Rimedi pratici suggeriti dalla ragione naturale.

1. Mortificarsi nelle cose lecite. Prima precauzione: non giungere mai al limite delle soddisfazioni permesse. Pretendere di fermarsi in tempo e di avvertire il limite preciso oltre il quale comincia il peccato è una stoltezza.

2. Amare la sofferenza e la croce. Nulla si oppone tanto agli assalti della sensualità quanto il soffrire con calma e costanza d’animo gli assalti del dolore e l’imporselo volontariamente. Tale è stata sempre la condotta di tutti i santi.

3. Combattere l’ozio. L’ozio è il padre di tutti i vizi, ma specialmente della voluttà della carne.

4. Fuga dalle occasioni pericolose. È il più importante e decisivo rimedio di ordine naturale. La volontà più energica cade facilmente se viene sottomessa imprudentemente alla dura prova di una occasione suggestiva.

5. Considerare la dignità del cristiano. L’uomo dotato di un’anima razionale è superiore al mondo animale. Non dovrebbe quindi lasciarsi sopraffare dalla sensualità.

6. Considerare il castigo del peccato. È utile considerare i castighi riservati nel purgatorio o nell’inferno. Il salmista chiede a Dio che il timore dei suoi giudizi penetri nella sua carne allo scopo di rimanere fedele ai suoi comandamenti.

7. Il ricordo della passione di Cristo. I motivi ispirati dall’amore sono molto più nobili di quelli che provengono dal timore. Gesù fu inchiodato sulla croce a causa dei nostri peccati. lì peccatore approva tale misfatto dal momento che crocifigge di nuovo Gesù Cristo, rinnovando la causa della sua morte.

· Rimedi che provengono dalla fede e sono d’indole soprannaturale

1. L’orazione umile e perseverante. Senza la grazia di Dio è impossibile trionfare della concupiscenza; e questa grazia Dio la concede infallibilmente a colui che prega con le dovute disposizioni.

2. La devozione filiale a Maria. L’Immacolata, Madre dì Dio e Madre nostra, è anche la Mediatrice di tutte le grazie, l’Avvocata e il Rifugio dei peccatori. Una profonda e tenera devozione a Maria costituisce una infallibile garanzia di vittoria.

3. La frequenza ai sacramenti. È il rimedio più sicuro ed efficace contro ogni specie di peccato, soprattutto contro gli assalti della concupiscenza.

La Parola di Dio

“Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione”. (1 Ts 4, 3-7).


 
 
 

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