Il dilemma dell’omosessualità

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IL DILEMMA DELL’OMOSESSUALITA’
E’ vero che oggi la maggioranza degli psicologi considera normale l’omosessualità?

Tutti i padri della moderna psicologia – Freud, Jung e Adler – consideravano l’omosessualità un disordine dello sviluppo. Nel 1973, in seguito alla forte pressione degli attivisti gay, gli psichiatri hanno ufficialmente cambiato la loro posizione.

Tuttavia non tutti i terapisti condividono questo cambiamento. Alcuni psicologi, come il sottoscritto, la considerano ancora un disordine. Io tratto quegli uomini che sono insoddisfatti della loro omosessualità e desiderano cambiare.

Sicuramente molti suoi colleghi le avranno suggerito che dovrebbe semplicemente aiutare gli omosessuali ad essere “ciò che realmente sono”.

E’ così. Ma in realtà è proprio ciò che cerco di fare – aiutare degli uomini che intuitivamente sentono che “ciò che sono realmente” non è essere omosessuali. Io condivido il loro punto di vista perché non credo che qualche uomo sia destinato ad essere omosessuale. Se essi desiderano lavorare per superare il loro indesiderato orientamento sessuale, io posso aiutarli perché rispetto ciò che questi uomini cercano di realizzare, e credo nel valore della loro lotta.

La National Association of Research and Therapy (NARTH) di cui sono presidente ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista accademica Psychological Reports. Il nostro obbiettivo era trovare delle persone che avessero raggiunto un grado significativo di cambiamento dell’orientamento sessuale. Abbiamo trovato più di 800 persone che hanno riportato un cambiamento positivo nella loro vita. Come ha detto una di esse,”La verità deve essere proclamata . E’ una menzogna che non ci sia speranza di cambiamento per le persone omosessuali. Io ne conosco così tanti senza speranza…che alla fine cedono.”

Ma è vero che l’orientamento sessuale non è una scelta?

Un orientamento omosessuale non è mai una scelta. Uno stile di vita omosessuale può essere una scelta, ma non l’orientamento. La condizione sembra svilupparsi come risultato delle relazioni familiari, delle vicissitudini della vita e, in alcuni casi, c’è una predisposizione genetica o un’influenza sullo sviluppo prenatale, che può distorcere la successiva identificazione sessuale della persona.

Ma gli omosessuali non sono così dalla nascita – a dispetto della falsa impressione data dai mass-media con il sostegno degli attivisti gay. In realtà nessun eminente ricercatore sostiene che la biologia faccia di più che preparare la base per lo sviluppo dell’omosessualità. Natura e ambiente lavorano insieme.

Alcuni sostengono che se la società smettesse di colpevolizzare gli omosessuali essi sarebbero perfettamente felici così come sono.

Non è così. I clienti che si impegnano nel trattamento generalmente sono convinti, a livello inconscio, che ciò che cercano nella relazione con un altro uomo non è un’esperienza sessuale; essi cercano una identificazione maschile. Nel corso della loro vita hanno sempre avuto problemi a realizzare un legame emotivo con gli uomini. Si rendono conto che il loro problema è molto di più che una colpa religiosa o sociale, essi hanno nel profondo un problema di identità. Questo problema di identità è in realtà l’essenza dell’omosessualità.

Infatti quando un uomo comprende come si sono sviluppati i suoi sentimenti omosessuali prova un enorme senso di sollievo e libertà. Si rende conto che ha un bisogno sano e perfettamente naturale di affermazione e intimità maschile. Questi bisogni di attenzione, affermazione e affetto da parte di un altro uomo non sono stati soddisfatti durante il periodo del normale sviluppo, così ora vengono espressi sessualmente. Ma i bisogni emotivi in sé stessi sono perfettamente normali e legittimi.

Come disse una volta un ex-omosessuale, “Io credo che siamo stati creati per essere eterosessuali e quindi non potrò mai essere veramente felice in qualche altro modo.”

Quando un uomo si rende conto che è essenzialmente eterosessuale e che la sua attrazione omosessuale è un tentativo di riempire un bisogno emotivo naturale, è liberato da un enorme fardello di colpa, angoscia e odio verso sé stesso. A questo punto ha bisogno di cambiare il suo modo di relazionarsi con gli uomini così che possa soddisfare questi bisogni emotivi in modo non erotico.

Un vescovo cattolico scrisse un articolo qualche anno fa sostenendo che dobbiamo accettare le persone omosessuali “per come esse sono”. Lei è d’accordo con questa affermazione?

La Chiesa Cattolica è molto confusa su questo argomento. Ufficialmente, come sappiamo, la dottrina della Chiesa ritiene un peccato il comportamento omosessuale e una condizione oggettivamente disordinata la tendenza omosessuale. Tuttavia c’è una grande resistenza – quasi fino ad un vero e proprio sabotaggio – da una parte del clero. Non è raro che questi sacerdoti siano essi stessi degli omosessuali che hanno un forte disaccordo con la Chiesa su questa questione.

Non condivido l’affermazione del vescovo che dobbiamo accettare le persone omosessuali per “quello che sono”, se con questo intendeva dire che Dio ha creato così gli omosessuali .

L’affermazione del vescovo implica che in questo mondo ci siano due tipi di persone – eterosessuali e omosessuali. Egli usa la parola “omosessuale” come se fosse una condizione naturale, voluta da Dio. In realtà, la parola “omosessuale” è la descrizione del comportamento di una persona e non della persona.

Quando un cliente viene da me lottando per liberarsi da impulsi omosessuali indesiderati, io gli dico: “Tu non sei omosessuale. Tu sei una persona eterosessuale con un problema omosessuale”. Questo non è un gioco di parole, ma un’importante distinzione.

La distinzione è importante per due ragioni: 1) perché c’è stato un dilagare di questo errore nella recente letteratura cristiana; 2) perché quando questa distinzione fra persone “naturalmente eterosessuali” e persone “naturalmente omosessuali” viene accettata come vera, diviene la base per un insieme di istanze e requisiti specifici per i due diversi gruppi di persone.

Dire “questo uomo è un omosessuale – la sua vera natura è di essere omosessuale” è come dire “questo uomo è un alcolista – la sua vera natura è di essere intossicato”. Dovremmo dire, “quest’uomo ha un problema con l’alcool – ma la sua vera natura è in realtà la sobrietà.”

E’ vero che altri psicologi non condividono la sua posizione e dicono “la scienza ha dimostrato che l’omosessualità è normale”?

Questo è un equivoco piuttosto comune. Ma in realtà la scienza non ha provato niente del genere, e neanche potrebbe farlo. I valori non possono derivare direttamente dai fatti. Questo perché il concetto “chi sono io” – cosa è normale, sano, vero – non è un concetto scientifico ma un concetto filosofico. E come cristiani cattolici non siamo totalmente liberi di definire “chi siamo” da noi stessi, come fanno i laici. Noi crediamo che è Dio che ci rivela chi siamo. Siamo fatti a sua immagine e per fare la sua volontà, “maschio e femmina li creò”, con capacità e anatomie complementari, che Dio ha modellato affinché si completassero nella famiglia naturale composta da uomo e donna.

Per molti anni la nostra cultura ha prosperato sotto l’influenza di questa visione giudaico-cristiana, e gli psicologi ritenevano assodato che noi tutti siamo stati creati per un fine e che la normalità doveva essere di conseguenza “ciò che funziona in accordo con questo fine”. Ma questa prospettiva è cambiata come risultato di molte nuove influenze sociali.

Naturalmente essere stati creati per un fine non significa essere limitati nelle possibilità. Noi possiamo sacrificare il normale fine di una cosa per un scopo più alto; un prete può offrire la sua sessualità per lo scopo più alto della sua vocazione e scegliere di essere casto, per esempio. Oppure possiamo espandere il normale fine di una cosa – ad esempio usare una calcolatrice invece di fare i conti a mano – finché non sovvertiamo il fine intrinseco di quella cosa.

Ma certamente guarderemmo storto un uomo che insistesse nel bere il suo caffè con una cannuccia nel naso! La situazione è identica con l’omosessualità. Gli atti omosessuali violano il disegno di Dio sovvertendolo in un fine innaturale. Invece di cercare “l’altro” a sé complementare, sia psicologicamente che anatomicamente, gli uomini omosessuali si innamorano della loro immagine riflessa, e così facendo, ostacolano il fine della loro natura. Le conseguenze di questo comportamento credo che siano piuttosto evidenti nei dati scientifici e sociali.

La sua organizzazione, the National Association of Research and Therapy of Homosexuality, più volte ha sostenuto che gli omosessuali non sono così dalla nascita. Ma mettiamo l’ipotesi che venga scoperto il gene dell’omosessualità. Questo cambierebbe la teologia cattolica?

No, molte persone sono nate con predisposizioni o condizioni che noi chiaramente riconosciamo come problemi. Un gene dell’alcolismo, dell’obesità, della timidezza sono sempre stati riconosciuti come condizioni sfortunate. Alcune persone sono nate con un deficit dell’attenzione, cecità o sordità, ritardo mentale, handicap fisici o con il gene della schizofrenia. Ma se anche sono nati in quel modo, noi non diciamo che Dio li ha fatti in quel modo e che devono essere così.

La domanda cruciale non è “sono nato così?”, ma “sono stato creato per questo?”. E a questa domanda la scienza da sola non può dare una risposta definitiva, come ho detto, ma solo se unita ad una filosofia.

Cos’è questo “percorso riparativo” di cui ha scritto nel suo libro “Reparative Therapy of Homosexuality”?

Questo percorso riparativo è il normale e sano bisogno di realizzare un’unione emotiva con un persona del proprio sesso. Il comportamento omosessuale è quindi un tentativo tardivo di “riparare” l’originario deficit affettivo.

Tuttavia sappiamo che il comportamento sessuale non ripara questi deficit. Essi possono essere riparati solo attraverso una relazione non erotica. L’ uomo con orientamento omosessuale ha paura di questa intimità perché i maschi sono visti come una minaccia.

Se un uomo con orientamento omosessuale si sente minacciato dagli altri uomini perché allora si sente attratto da loro?

Perché è l’unico modo che questo uomo conosce per instaurare una relazione. Egli non sa come relazionarsi alla pari con un altro uomo, giorno per giorno. Il suo impulso preponderante è di abbattere la tensione con un intenso e veloce legame sessuale. E’ immediato, è eccitante e può rimanere molto impersonale. Ma sviluppare un intima amicizia maschile caratterizzata da uguaglianza e reciprocità è molto più difficile.

Gli uomini omosessuali dicono di percepire questa attrazione come una cosa normale e naturale…

In un certo senso essi la sentono come naturale. Questo perché l’origine dell’omosessualità risiede nella prima infanzia e così hanno l’impressione di essere nati in questa condizione. Per quello che ricordano hanno sempre sentito “eccitazione” riguardo gli altri uomini. Ma questa eccitazione indica un deficit emotivo nelle loro relazioni con i maschi, non un’omosessualità congenita.

Gli uomini omosessuali che cercano di cambiare sono solitamente consapevoli che i loro sentimenti non sono qualcosa di congenito e naturale. Essi credono che sia possibile realizzarsi nella vita vivendo in armonia con il proprio fine. Guardando al di là dei propri sentimenti immediati, essi vedono la ragionevolezza dell’unione eterosessuale. Per i cattolici questa ragionevolezza è confermata dall’insegnamento della Chiesa.

Ma gli omosessuali non hanno relazioni durature?

Si, ma sarebbe meglio classificare queste relazioni come amicizie, perché essi generalmente includono avventure esterne. Molti portavoce gay – compreso l’editore di New Republic Andrew Sullivan, cattolico dichiarato e autore del libro Virtually Normal – dicono che dobbiamo riscrivere il tradizionale codice morale per adattarlo alle realtà del mondo gay.

Sullivan descrive il mondo dei gay “sorprendentemente privo di restrizioni morali” e elogia i gay per avere “una maggiore comprensione della necessità di valvole di sfogo extramatrimoniali”. La maggioranza degli scrittori gay infatti concorda con Sullivan che il tradizionale concetto di fedeltà sessuale è impraticabile e indesiderabile nelle relazioni gay. Ma come può essere onesta ed intima qualsiasi relazione priva di un impegno alla fedeltà?

La comunità gay è diventata molto più visibile recentemente. Può commentare alcune delle posizioni che essa ha preso sulle questioni sociali?

La comunità gay originariamente domandava tolleranza alla quale gli omosessuali avevano diritto. Ma dopo aver ricevuto una certa tolleranza che era loro dovuta hanno cominciato a pretendere approvazione. Presto hanno cominciato a domandare che un orientamento omosessuale fosse valutato alla pari di un orientamento eterosessuale.

Alcune affermazioni fuorvianti che oggi spesso udiamo dagli omosessuali sono:

“L’amore è l’amore.” Implicitamente si sostiene che qualsiasi tipo di amore tra due persone sia sano e buono. Questo vorrebbe dire che non si deve giudicare l’amore di un pedofilo per un bambino, o l’amore di una donna sposata per il marito di un’altra donna. L’amore non è amore, e se anche due uomini omosessuali possono seriamente prendersi cura l’uno dell’altro, l’amore omosessuale – che è fondato su un deficit emotivo – non è così sano e completo come l’amore eterosessuale.

“Non c’è assolutamente niente di sbagliato nelle persone omosessuali”. Questa affermazione è stata fatta da un importante vescovo cattolico in un film scritto per educare un pubblico cattolico. Sebbene compassionevole nelle intenzioni tuttavia tale affermazione è fuorviante. Una persona omosessuale non sceglie il suo orientamento, ma ciò non significa che si possa dire che non ci sia “niente di sbagliato” in lei.

“Se non approvi l’omosessualità sei un omofobico e un intollerante.” Una disapprovazione di principio della condizione omosessuale, se fatta con amore, non costituisce un’ingiusta discriminazione o intolleranza.

“Sono fatto così”. In realtà la nostra identità più profonda non può mai essere omosessuale; allo stesso modo la nostra identità più profonda non può mai essere quella di un alcolista, di un sadomasochista o di un marito violento. Questi sono deficit psicologici, non delle identità.

“Noi tutti dobbiamo imparare a rispettare la diversità”. Questa dichiarazione all’inizio si riferiva alla legittima aspettativa che la società rispettasse le minoranze religiose e culturali. Ma successivamente è venuta la richiesta di rispettare ogni forma di diversità, inclusa la diversità sessuale. Questa è una richiesta ridicola. Si dovrebbero rispettare solo quelle diversità sessuali che riteniamo accettabili all’interno del nostro sistema di valori morali.

“La gente ha bisogno di imparare che essere differenti non significa essere cattivi”. Un Film della Public Television (PBS) effettivamente si concludeva con questa semplicistica affermazione! Ma essere differenti neanche significa necessariamente essere buoni. Questa affermazione è rivolta a fare sentire in colpa le persone che vedono nella condizione omosessuale un disordine.

In che modo evita di imporre le sue vedute e i suoi valori ad un cliente che intraprende una terapia?

Credevamo che la psicoterapia potesse essere senza valori. Non è così. Infatti una terapia efficace si sviluppa da un sistema di valori condiviso tra cliente e terapista. Nè la psicologia nè qualsiasi altra scienza sociale può affrontare la questione di “cosa è” senza avere la minima percezione di “cosa dovrebbe essere”.

Io evito di imporre le mie opinioni rendendole esplicite ad ogni cliente sin dall’inizio. Solo se le nostre vedute e i nostri valori sono compatibili continuiamo con la terapia.

Molto spesso mi accorgo che c’è un affiatamento delle menti quando il cliente è una persona di fede, con la percezione di essere stata modellata da un creatore. Un tale cliente solitamente avverte che la sua fede religiosa lo chiama a vivere non secondo la sua natura caduta, come fa il mondo, ma secondo la natura donata da Dio. E come cattolici dobbiamo sostenere e incoraggiare questi uomini e queste donne nella loro lotta per la completezza e la guarigione.

Il Dr.Joseph Nicolosi è primario presso la Thomas Aquinas Psychological Clinic di Encino (California) ed è presidente della National Association of Research and Therapy of Homosexuality (NARTH), un gruppo professionale che si dedica alla comprensione e al cambiamento della condizione omosessuale. Egli ha scritto vari libri di cui ora sono disponibili in italiano:

Omosessualità: una guida per i genitori

Una guida pionieristica e rivoluzionaria che ha fatto discutere l’America.

Joseph e Linda Ames Nicolosi mettono in risalto i principali fattori che contribuiscono a formare nei bambini un sano senso di sé come maschi e femmine. Dopo aver raccolto i commoventi ricordi dell’infanzia di uomini e donne ex omosessuali, i Nicolosi prendono in esame i vari fattori (biologici, familiari e culturali) che ostacolano il normale sviluppo dell’identità sessuale, e quindi forniscono una serie di consigli pratici per i genitori che desiderano aiutare i figli a completare il cammino verso il conseguimento della propria identità di genere.

I consigli che vengono dati in questo manuale sono vari e differenziati. Molti esempi concreti aiutano a scendere nel quotidiano. Prevale su ogni considerazione tecnica il rispetto per la realtà creaturale del figlio, che si attua in un accompagnamento puntuale e attento, ma non ansioso, delle fasi di sviluppo. L’accettazione equilibrata della propria femminilità da parte della madre e della mascolinità da parte del padre, congiuntamente alla collaborazione educativa del padre e della madre nella distinzione dei ruoli appaiono presupposti fondamentali. È la triade madre-padre-figlio il vero soggetto dell’analisi dei Nicolosi, ed è forse qui allora la maggiore provocazione lanciata dagli autori, che sono padre e madre essi stessi: nell’epoca dell’unisex e della interscambiabilità dei ruoli, che rischia di scadere in una confusa ed indistinta deriva «genitoriale», una riflessione terapeutica sulle responsabilità legate all’identità di genere, prima ancora che sui figli, si dovrebbe focalizzare sulla coppia stessa e poi sulle intere dinamiche familiari.

pp. 240 – € 18,40 Sugarco Edizioni Srl

Omosessualità maschile: un nuovo approccio

Spunti inediti di riflessione sull’omosessualità maschile: un libro che ha acceso il dibattito.

«Nell’attuale panorama culturale – nel quale l’omosessualità maschile, sdoganata dall’area dei tabù, ammicca dai cartelloni pubblicitari e dagli spot televisivi e viene gridata nei “gay-pride days” – questo libro rappresenta certamente una voce fuori dal coro. Lungi dal voler essere una provocazione fine a se stessa, vuole piuttosto tentare di colmare una lacuna. Infatti, tra i numerosi testi ormai disponibili in Italia sull’argomento scarseggiano vistosamente titoli autorevoli riferibili all’esperienza, scientificamente solida e ben documentata, maturata dalla corrente degli psicoterapeuti che applicano la cosiddetta “terapia ricostitutiva”. Il dr. Nicolosi è sicuramente un riferimento internazionalmente riconosciuto, e i suoi testi, così come l’applicazione ricca di successi del suo originale approccio, sono ben conosciuti in diversi paesi europei, oltre che negli Stati Uniti.

Nella mia quotidiana pratica clinica di medico infettivologo mi sono sentita rivolgere richieste di aiuto a riorientarsi da parte di pazienti che, avendo sperimentato e attualizzato pulsioni e comportamenti omosessuali, non avevano tuttavia trovato nel mondo gay risposte adeguate alla sensazione di malessere e di infelicità che persistentemente sperimentavano» (dalla Presentazione della dott.ssa Chiara Atzori).


 
 
 

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